In conclusione la vulvodinia è una condizione dolorosa che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. È importante prenotare una visita con un ginecologo per poter ricevere una diagnosi e un trattamento adeguati in collaborazione con la fisioterapista, lo psicologo o gli altri specialisti collegati. È fondamentale conoscere la complessità di questa patologia, e trattarla nel modo giusto, non solo a livello ginecologico, ma anche sotto altri punti di vista, per consentire la guarigione.

Articolo del 06/11/2023

Vulvodinia: il dolore segreto.

La vulvodinia è una condizione che parte da un’infiammazione della mucosa del vestibolo vaginale ossia dei tessuti posti all’entrata della vagina. Quando il dolore vulvare diventa cronico, si parla di vulvodinia. In tal caso il dolore persiste anche indipendentemente dal rapporto sessuale o da altri fattori scatenanti e può diventare invalidante per la vita quotidiana. Può essere spontaneo o provocato e se si mantiene anche dopo la risoluzione del quadro infiammatorio, si parla di vulvodinia e di dolore neuropatico. Esso si genera nelle vie e nei centri del dolore diventando una malattia a sé stante

Si tratta di un disturbo multifattoriale e multisistemico: infatti comprende fattori biologici, psicosessuali e coinvolge i sistemi: immunitario, muscolare, vascolare e nervoso, comprese le fibre e i centri del dolore.

Viene considerato come un dolore segreto perché le donne tendono a tenerlo nascosto, a non manifestarlo, reputandolo un argomento imbarazzante. Le donne possono sentirsi inadeguate o addirittura colpevoli per il loro dolore, e possono essere riluttanti a parlarne. Se il disturbo non viene attenzionato al ginecologo, essendo una condizione difficile da individuare, si ha un’ulteriore ritardo diagnostico che ostacola la ricerca di un trattamento efficace.

I sintomi della vulvodinia possono essere simili a quelli di altre condizioni, come la vaginite, la cistite o l’herpes genitale. Questo può portare a ritardi nella diagnosi e nel trattamento, ad una cronicizzazione del disturbo, ad un peggioramento dei sintomi.

In Arsbiomedica è presente un centro specializzato per la diagnosi e il trattamento della vulvodinia.

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Approfondiamo l’argomento con la Dottoressa Russo ginecologa in Arsbiomedica in collaborazione con la Professoressa Alessandra Graziottin, direttore del centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano.

Che cos’è la vestibolite vulvare?

La vestibolite vulvare è un’infiammazione della mucosa del vestibolo originale, ossia dei tessuti posti all’entrata della vagina e compresi fra il clitoride, la faccia mediale dalle piccole labbra, la zona che circonda l’uretra e la parte esterna dell’imene. Tende a cronicizzarsi se non viene diagnosticata in tempo. Secondo studi statistici il tempo che intercorre tra la comparsa dei sintomi e la diagnosi corretta è di 4 anni e 8 mesi

Quali sono i principali sintomi?

I sintomi principali sono:

1-l’eritema, di varia entità, della mucosa della vulva posta all’interno delle piccole labbra e intorno al bordo esterno dell’imene

2- il bruciore e il dolore alla pressione, questo sintomo è molto importante e spiega l’importanza che il ginecologo, durante la visita, tenga sempre presente la “mappa” del dolore lamentato dalla paziente;

3- il dolore acuto ai rapporti (dispaurenia) e ad ogni altro tipo di rapporto sessuale.  Questo dolore costituisce un indizio prezioso, perché dato da un’eccessiva contrazione del muscolo elevatore dell’ano che forma il “pavimento pelvico”, una struttura che a sua volta contiene i visceri e circonda l’uretra, la vagina e l’ano (Graziottin 2004; Graziottin e Roveri 2007).

Se la vestibolite non viene curata, la contrattura peggiora e il dolore viene sempre più forte, sino a rendere impossibile ogni tipo di intimità.

I sistemi che vengono coinvolti nella genesi e nella cronicizzazione della patologia sono:

-il sistema immunitario;

-Il sistema del dolore;

-il sistema muscolare

La durata del dolore dopo il rapporto sessuale è un segno importante per fare diagnosi: se persiste da due a quattro giorni, è altamente probabile che ci si trovi in presenza di una vestibolite vulvare.

Perché si sente spesso parlare di dolore legato alla vulvodinia?

Quando il dolore vulvare diventa cronico, sia esso spontaneo che provocato e si mantiene anche dopo la risoluzione del quadro infiammatorio, si parla di vulvodinia, che ha origine nelle vie dei centri del dolore, diventando malattia a sé stante.

La vulvodinia persiste indipendentemente dal rapporto sessuale e da altri fattori scatenanti e può diventare invalidante per la vita quotidiana.

Riassumendo, le caratteristiche della vulvodinia sono:

Dolore: il dolore è il sintomo principale che può essere costante o intermittente, talvolta accompagnato da altri sintomi, come bruciore, formicolio o prurito.

-Irritazione;

-Gonfiore;

-Secchezza.

Da cosa è provocata la vulvodinia?

All’interno del nostro organismo abbiamo alcune cellule altamente specializzate nel riconoscimento degli agenti esterni e potenzialmente pericolosi per lo stesso. Tra queste il Mastocita.

Nella sua risposta all’antigene (agente esterno responsabile alla risposta infiammatoria) il mastocita causa quella condizione di dolore. Il mastocita può andare incontro ad una condizione di iperattivazione quando gli attacchi esterni sono frequenti e costanti.

I tre fattori fondamentali che possono causare o peggiorare la vestibolite vulvare sono dunque:

  • L’iperattivazione del mastocita (a sua volta innescata da numerosi eventi);
  • L’ipertono del muscolo elevatore dell’ano, che si contrae in risposta al dolore all’infiammazione;
  • L’iperattività del sistema del dolore, indotta dall’infiammazione cronica. Iperattività e ipertono sono termini che indicano con chiarezza come ci si trovi di fronte a una patologia da eccesso di funzionamento della risposta infiammatoria, che diventa maladattativa a causa di dolore cronico, la vulvodinia.

Che cosa provoca l’iperattivazione del mastocita?

Il mastocita può essere iperattivato da un’ampia serie di stimoli “agonisti”, che sono dunque la causa prima di danno tessutale e di infiammazione:

-infettivi (batterici o virali): candida, Escherichia Coli, Chlamydia, Ureaplasma, Papillomavirus, Herpes Virus;

-meccanici, derivanti per esempio dal microtrauma indotto dal rapporto sessuale, se avviene in condizioni dii secchezza vaginale;

-fisici: il laser e la diatermocoagulazione, se arrivano troppo in profondità, possono ledere il tessuto, causando infiammazione, e danneggiare le terminazioni nervose del dolore;

-chimici: gli zuccheri e i lieviti contenuti in certi alimenti, o le sostanze irritanti contenute nell’urina;

-ormonali, legati soprattutto alle fluttuazioni estrogeniche del ciclo, specie in fase premestruale;

-neurogeni: condizioni di stress

 

Esistono delle false convinzioni sui sintomi della vulvodinia?

Molti pensano che il dolore percepito dalla donna sia solo una sua suggestione.

Invece, il dolore è espressione di alcuni meccanismi nervosi e percettivi. Queste modificazioni biologiche delle fibre dolorifiche, possono contribuire, a ridurre la soglia del dolore e ad aumentare la produzione di segnali e del dolore che dalla periferia salgono verso il cervello dove vengono amplificati.

Non sempre vi è un’unica cura per la vulvodinia, ma esistono diversi trattamenti che possono aiutare a ridurre il dolore e gli altri sintomi ed insegnare alla donna a gestirli fino al punto in cui, eliminata la causa scatenante, si ha la risoluzione del problema.

Il segreto sta nel credere fermamente nella possibilità della propria guarigione in un percorso affrontato assieme al proprio curante.

Esiste la prevenzione?

Non esiste un modo sicuro per prevenire la vulvodinia, ma è possibile adottare alcune misure per ridurne la cronicizzazione come:

Evitare di avere rapporti sessuali quando questi risultano oltremodo dolorosi

Evitare i fattori irritanti: è importante l’utilizzo di biancheria intima di cotone bianco evitando gli indumenti stretti come i blue jeans o i body o i collants superaderenti. È fortemente sconsigliato uno sport come lo spinning o il ciclismo.

Mantenere la zona vulvare pulita non significa utilizzare detergenti aggressivi o sottoporsi a continue detersioni che ne alterano il pH vaginale.

Rilassarsi: lo stress può peggiorare il dolore, quindi è importante trovare modi per rilassarsi, come la meditazione o lo yoga escludendo attività che aumentano la tensione muscolare del pavimento pelvico.

In conclusione la vulvodinia è una condizione dolorosa che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

 È importante prenotare una visita con un ginecologo per poter ricevere una diagnosi e un trattamento adeguati in collaborazione con la fisioterapista, lo psicologo o gli altri specialisti collegati.

È fondamentale conoscere la complessità di questa patologia, e trattarla nel modo giusto, non solo a livello ginecologico, ma anche sotto altri punti di vista, per consentire la guarigione.

Solo conoscendo tutte le sfaccettature di questa malattia è possibile aiutare le donne a riconoscere i singoli fattori più importanti, creando una collaborazione costruttiva tra il medico e il paziente.

Per saperne di più potete visitare il sito: www.fondazionegraziottin.org  oppure https://www.alessandragraziottin.it/it/index.php

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