La Clinica ArsbioMedica, nell’ambito del Polo Pediatrico, dispone di un servizio di Neurologia Pediatrica. Il neurologo pediatrico è responsabile della diagnosi e del trattamento di tutte le patologie del sistema nervoso centrale e periferico del bambino.
La Neurologia Pediatrica in ArsbioMedica è in grado di valutare in modo approfondito lo stato di salute del bambino e di individuare percorsi terapeutici mirati, dall’esecuzione di Elettroencefalogrammi (EEG) di veglia e/o di sonno alla Risonanza Magnetica (RM) Encefalo con macchinari di ultima generazione ad elevata risoluzione. Inoltre grazie ad un piano della Clinica dedicato alla Riabilitazione, anche neuro-cognitiva, eventuali percorsi terapeutici possono essere eseguiti direttamente all’interno della struttura.
Il neurologo pediatrico di riferimento del Polo Pediatrico ArsbioMedica è il Dottor Alessandro Ferretti, Pediatra generale specializzato in Pediatria-Neurologia Pediatrica.
Condizioni neurologiche trattate
Il neurologo pediatrico in ArsbioMedica si occupa di tutte le patologie neurologiche tra cui:
- Cefalee primarie e secondarie dell’età evolutiva;
- Sindromi periodiche (esempio sindrome del vomito ciclico);
- Convulsioni febbrili;
- Epilessie ed encefalopatie epilettiche e di sviluppo;
- Malattie genetiche rare con coinvolgimento neurologico;
- Alterazioni dello stato di coscienza transitorie (esempio sincopi e spasmi affettivi);
- Disturbi del movimento (esempio tic);
- Paralisi neuronali periferiche (esempio paralisi di Bell);
- Disturbi neurologici del sonno.
Tecnologie ed Esami neurologici
Il neurologo pediatrico in ArsbioMedica è in grado di esaminare lo stato di salute del bambino con i seguenti strumenti diagnostici:
- Elettroencefalografia (EEG) di veglia;
- EEG di sonno (EEG in deprivazione di sonno);
- TC 512 strati;
- Risonanza Magnetica (RM) 3 Tesla.
Le condizioni neurologiche pediatriche necessitano di diagnosi e terapie specifiche da eseguirsi in tempi brevi. Prenota la visita neurologica pediatrica per una valutazione specialistica a misura di bambino.
DOMANDE FREQUENTI
Cosa fare se il/la bambino/a non parla?
In generale tra i 12 e i 18 mesi i bambini dovrebbero avere un vocabolario di circa 15-20 parole. Entro i tre anni di vita i bambini dovrebbero avere acquisito una proprietà di linguaggio sufficientemente sviluppata da permettergli di comunicare con gli altri. Alcuni bambini però impiegano più tempo. E’ importante rivolgersi al proprio pediatra per eventualmente considerare un approfondimento con una visita neuropediatrica e logopedica.
Cosa fare se il/la bambino/a ha mal di testa (cefalea)?
Se il bambino ha mal di testa, è importante distinguere tra cefalee primarie (come emicrania e cefalea tensiva) e cefalee secondarie (dovute a malattie sottostanti come sinusiti o infezioni o molto più raramente a condizioni più gravi). Nei bambini piccoli l’emicrania può presentarsi con sintomi atipici, come vomito ciclico, dolori addominali ricorrenti e vertigini parossistiche. Nei più grandi il mal di testa diventa il sintomo principale, di solito di breve durata ma intenso.
La prima figura di riferimento è il pediatra, che valuterà se approfondire le cause o indirizzare a uno specialista. È essenziale evitare esami diagnostici inutili e seguire le cure sotto controllo medico. Il trattamento può essere dell’attacco (per alleviare il dolore) o di profilassi (per prevenire episodi frequenti). Stress e disturbi del sonno sono spesso fattori scatenanti, quindi gestire questi aspetti aiuta nella prevenzione.
Cosa fare se il/la bambino/a ha una convulsione febbrile?
Se un bambino ha una convulsione febbrile, è importante mantenere la calma. Si tratta di un fenomeno benigno che colpisce bambini sani tra i 6 mesi e i 5 anni, con maggiore incidenza tra 1 e 4 anni, e tende a scomparire con la crescita. Le crisi si verificano durante la febbre alta o possono precederla, durano in genere pochi minuti e si risolvono spontaneamente. Il bambino può irrigidirsi, avere scosse agli arti, perdere il contatto o apparire immobile con lo sguardo fisso, per poi restare sonnolento nella fase postcritica.
Durante l’episodio, è fondamentale posizionarlo su un fianco senza tentare di bloccare i movimenti, evitando di mettere oggetti in bocca o somministrare farmaci. È utile controllare la durata della crisi e il tipo di movimenti. Nella maggior parte dei casi, la convulsione si risolve senza bisogno di intervento, ma è consigliabile contattare il pediatra, soprattutto se è il primo episodio o se il bambino ha meno di 18 mesi.
Se la crisi dura più di cinque minuti, è necessario recarsi in pronto soccorso. Dopo una prima crisi, il pediatra o il neuropediatria può prescrivere diazepam rettale o midazolam orale da somministrare solo se l’episodio supera i tre minuti. La visita permette di affrontare temi come la gestione delle crisi e della febbre, il rischio di ricorrenza, la prognosi, l’indicazione a proseguire il calendario vaccinale, ecc
Cosa fare se il/la bambino/a riceve una diagnosi di epilessia?
Se un bambino soffre di epilessia, è fondamentale comprendere che si tratta di una malattia caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche, che possono manifestarsi in modi diversi a seconda dell’età e della zona del cervello coinvolta. L’epilessia colpisce circa l’1% della popolazione e ha cause varie, tra cui predisposizione genetica, malformazioni cerebrali o esiti di traumi cranici o sofferenze in epoca perinatale o postnatale.
La diagnosi si basa principalmente su una dettagliata raccolta della storia clinica, sull’elettroencefalogramma (EEG), che registra l’attività elettrica cerebrale, e su esami radiologici come la risonanza magnetica encefalo, utili a individuare eventuali lesioni cerebrali. In alcuni casi è indicata l’esecuzione di esami genetici e metabolici. Le crisi possono essere focali, quando coinvolgono una specifica area cerebrale, o generalizzate, se interessano entrambi gli emisferi.
Il trattamento dell’epilessia prevede l’uso di farmaci antiepilettici, che consentono di controllare le crisi in circa il 70% dei casi. Tuttavia, questi medicinali possono avere effetti collaterali come sonnolenza e difficoltà di concentrazione, influenzando l’apprendimento scolastico. In caso di crisi epilettica, è essenziale mantenere la calma. Bisogna posizionare il bambino su un fianco per evitare che la saliva o il vomito ostruiscano le vie aeree, proteggere la testa da eventuali urti e attendere che la crisi si risolva spontaneamente. Non bisogna forzare l’apertura della bocca né tentare manovre di rianimazione.
Se la crisi si prolunga oltre due minuti, si può somministrare, se indicato dal medico, una benzodiazepina come diazepam o midazolam. L’epilessia, pur essendo una condizione gestibile, è ancora circondata da pregiudizi, che possono creare difficoltà nei contesti scolastici e sociali. Per questo è importante fornire supporto psicologico al bambino e alla famiglia, aiutandoli a vivere con serenità la malattia.
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