Articolo del 11/12/2024
L’intestino è spesso definito il nostro “secondo cervello”, un organo centrale non solo per la digestione, ma anche per l’equilibrio dell’intero organismo. La sua salute influisce profondamente sul nostro benessere fisico e mentale, per questo molto spesso ci poniamo dubbi e domande e cerchiamo le risposte on line sui vari motori di ricerca.
Il Prof Italo De Vitis, gastroenterologo della Clinica Ars Biomedica, risponde a 5 delle vostre domande più frequenti sulla salute dell’intestino.
1-Quali sono i segnali di un intestino in cattiva salute?
Le improvvise e non motivate variazioni delle abitudini intestinali, come:
- il cambiamento dell’alvo (stipsi o diarrea che insorgono improvvisamente e durano da almeno 2-3 settimane, presenza di muco o sangue nelle feci);
- nausea o rifiuto per il cibo;
- conati di vomito.
Sono questi i sintomi per i quali sarebbe necessario rivolgersi al medico gastroenterologo e prenotare una visita.
2-Che ruolo hanno i batteri che vivono nel nostro organismo e le fibre nel favorire lo stato di salute e perché talora ci sentiamo gonfi?
Il ruolo del microbiota, l’insieme dei miliardi di batteri commensali, cioè che convivono con noi e ci aiutano a digerire, nel mantenere la funzione di “dogana” dell’intestino (capacità di scegliere cosa introdurre o casa rifiutare degli alimenti assunti) è ormai conosciuta e confermata.
I probiotici contribuiscono attraverso vari meccanismi all’integrità della barriera intestinale e quindi sono utili nel mantenere in equilibrio l’intestino, ma devono essere abbinati ad una corretta igiene alimentare, quindi ad un consumo abituale di frutta e verdura (almeno 5 porzioni complessive al giorno) e ad un ridotto consumo di alimenti industriali, di dolcificanti, di bevande zuccherine, di carni rosse.
Queste sostanze il cui metabolismo determina gonfiore, disagio, dolore addominale, sono legati ad un alterato equilibrio (disbiosi) tra i componenti del microbiota, con incremento di batteri “negativi” che cioè non ci aiutano a ottenere una corretta digestione.
Quindi le fibre (come prebiotico) e i fermenti lattici (come probiotici) in particolare lattobacilli e bifidobatteri, sono utili a mantenere in salute il nostro microbiota e di conseguenza mantenere in salute tutto l’organismo.
Purtroppo non siamo ancora in grado di studiare nella pratica clinica il microbiota in maniera personalizzata per ottenere una terapia personalizzata per ogni paziente. Quindi un buono stile di vita (movimento) ed alimentare (idratazione masticazione scelta degli alimenti) è fondamentale per creare e mantenere in equilibrio il nostro microbiota e di conseguenza in salute il nostro organismo.
3-Come posso prevenire disturbi come reflusso gastroesofageo o bruciore di stomaco?
Per prevenire i disturbi da reflusso è fondamentale una corretta igiene di vita e alimentare:
- Avere un abituale attività fisica, meglio se a carattere aerobico (non è indispensabile andare in palestra, basterebbe camminare a passo svelto per 45-60 minuti tutti i giorni o almeno 3-4 volte a settimana).
- Rispettare gli orari dei pasti, mangiare con calma e quindi masticare e avere una adeguata idratazione.
- Ridurre sostanze irritanti o acidificanti (come caffè, alcol, agrumi, cioccolata…), può aiutare a prevenire i sintomi da reflusso gastroesofageo o a contenere i disturbi quando presenti.
La visita dall’otorinolaringoiatra rappresenta il primo passo essenziale per affrontare efficacemente gli acufeni e migliorare la qualità della vita.
4-Quando è necessario fare una colonscopia o altri esami diagnostici?
Per programmare un esame come la colonscopia occorre sempre parlarne prima con il proprio medico curante o chiedere una consulenza gastroenterologica.
Disturbi improvvisi ma persistenti delle abitudini intestinali (sia in senso di diarrea che di stipsi) o comparsa di muco o sangue nelle feci sono sintomi che possono rappresentare un campanello di allarme e come tali devono essere discussi con il proprio medico.
5-Le intolleranze alimentari possono causare problemi gastrointestinali cronici?
Il termine di intolleranza alimentare crea spesso confusione, perché con questo termine ci riferiamo ad una reazione avversa ad un alimento dovuta a reazioni soggettive, non di natura immunologica, spesso legate a deficit enzimatici, non facilmente documentabili (molti dei test che vengono proposti per diagnosticare una intolleranza sono destituiti di credibilità scientifica).
Le uniche “intolleranze” che possiamo scientificamente documentare sono nei confronti del lattosio, tramite Breath test, e del nichel, con test cutanei.
Si parla spesso poi di intolleranza al glutine, cioè celiachia, che è invece una vera reazione immunologica nei confronti del glutine, ma con caratteristiche biologiche da malattia autoimmune: per cui parlare in questo caso di intolleranza è una inesattezza che per “consuetudine “ continuiamo a fare.
L’intolleranza non è da confondere con un’allergia, legata ad una risposta immunologica nei confronti di sostanze introdotte con gli alimenti e come tale spesso – non sempre – documentabile.
Un’intolleranza non riconosciuta può determinare disagio psicofisico, deficit nutrizionali ed associarsi talora a manifestazioni extra intestinali, che ragionevolmente possono regredire una volta riconosciuta la sostanza “non tollerata” ed eliminata dalla dieta abituale.
Per arrivare ad una corretta diagnosi sarebbe opportuno approfondire il sospetto clinico di intolleranza richiedendo una visita con un allergologo o con un gastroenterologo.