
Articolo del 28/02/2025
L’approccio diretto: per la Preservazione dei Muscoli e dei Tendini
L’intervento chirurgico per la sostituzione o protesizzazione di un’anca malata è uno dei più comuni in campo Ortopedico, soprattutto per i pazienti affetti artrosi o altre patologie degenerative e traumatiche dell’articolazione, quali osteonecrosi della testa del femore, esiti di displasia dell’anca, epifisiolisi, Morbo di Perthes ecc.
Approfondiamo l’argomento con il Dottor Marco Villa, ortopedico ed esperto di protesi d’anca della clinica Arsbiomedica
L’intervento è molto richiesto per diversi motivi; anzitutto perché l’anca è una articolazione soggetta a stress meccanici sportivi e lavorativi importanti, nell’ arco della vita; principalmente perché la protesi di anca, è, tra i vari interventi protesici, quella dal più alto tasso di soddisfazione associato al più rapido recupero. Difatti, è l’intervento che consente al paziente una ripresa veloce e completa della vita lavorativa, sociale e sportiva. Negli ultimi anni, la chirurgia protesica dell’anca ha subito un’evoluzione significativa in senso migliorativo grazie all’introduzione di tecniche meno invasive ed innovative che mirano a ridurre l’aggressività e migliorare il recupero post-operatorio.
Tra queste, l’approccio DIRETTO SUPERIORE all’anca si sta imponendo come una delle procedure più promettenti per la sua capacità di preservare i muscoli e i tendini, migliorando così gli esiti funzionali e riducendo i tempi di riabilitazione, attenuando il dolore post operatorio.
Gli approcci posteriori tradizionali all’anca, posterolaterale e mini-posteriore, violano la banda ileo-tibiale e i tendini dei muscoli rotatori esterni brevi, in particolare il quadrato del femore e i muscoli gemelli. L’approccio DIRETTO ANTERIORE, di contro, non viola la banda ileo-tibiale o il quadrato del femore, con conseguente deambulazione più precoce e tassi di lussazione più bassi. Il diretto superiore (DS) è un approccio superiore all’articolazione dell’anca che risparmia la banda ileotibiale, il tendine dell’otturatore esterno e il muscolo quadrato del femore. L’obiettivo della chirurgia mini-invasiva (MIS) è quello di intaccare la minima quantità di tessuto necessaria per esporre adeguatamente l’anca e posizionare correttamente gli impianti.
Quali sono i vantaggi di questo approccio?
Durante l’intervento, il chirurgo accede all’anca passando attraverso una piccola incisione nella parte superiore del grande trocantere del femore, senza dover tagliare o danneggiare i principali muscoli e tendini che circondano l’articolazione, ma si accede direttamente attraverso la divaricazione, e non la sezione dei muscoli. A differenza di altre tecniche, che possono richiedere la dissezione o il distacco di muscoli importanti come il grande gluteo, il medio o il piccolo gluteo, il tensore della fascia lata, l’approccio DIRETTO SUPERIORE permette di evitare queste manipolazioni, preservando così l’integrità del tessuto muscolare e dei tendini.
I vantaggi di tale metodica, e che mi hanno fatto propendere per questa recente tecnica sono:
1-Migliore funzionalità post-operatoria: La preservazione dei cosiddetti motori dell’anca, ha acconsentito ai pazienti di recuperare più rapidamente la capacità di camminare e svolgere attività quotidiane, riducendo la necessità di un lungo periodo di riabilitazione. Difatti, al paziente viene consentito di assumere la stazione eretta e deambulare a pieno carico dal giorno stesso dell’intervento chirurgico
2-Minore dolore post-operatorio: Poiché l’approccio diretto superiore non richiede il distacco dei muscoli principali, il trauma chirurgico è significativamente ridotto. Questo comporta meno dolore nel post-operatorio, permettendo ai pazienti di mobilizzarsi più velocemente e riducendo l’uso di farmaci analgesici.
3-Riduzione del rischio di lussazioni: La stabilità dell’articolazione dell’anca dipende in gran parte dalla forza e dall’integrità dei muscoli e dei tendini che la circondano. Grazie alla tecnica Diretta Superiore, il rischio di lussazioni post-operatorie è significativamente inferiore rispetto ad altre tecniche, poiché i muscoli che stabilizzano l’anca rimangono inalterati.
4-Tempi di recupero più brevi: La combinazione di minore dolore, migliore funzionalità e minor traumatismo tissutale si traduce in tempi di recupero più rapidi. Molti pazienti possono camminare già poche ore dopo l’intervento e tornare alle loro attività quotidiane in tempi molto più rapidi rispetto alle tecniche tradizionali.
5- Tempi ridotti di esecuzione dell’intervento chirurgico: In mani esperte l’intervento di Protesi anca per via Diretta Superiore, in caso di artrosi non complicata, non dura più di 30 minuti, con il vantaggio di minor perdita di sangue (rischio di trasfusioni trascurabile), ridotto dolore post operatorio, ma soprattutto minor rischio di infezioni della protesi (una delle complicanze più temibili ed invalidanti).
Grazie a tale tecnica, da me adottata dal 2019 in poi, il rischio infettivo si è ridotto in maniera importante (1 infezione profonda che ha richiesto ulteriori 2 interventi chirurgici, 2 infezioni superficiali risolte con la sola terapia antibiotica negli oltre mille impianti effettuati con la Diretta Superiore), così come la perdita ematica (significativa riduzione del rischio di trasfusione) e le lussazioni. Inoltre, grazie alla mininvasività dell’approccio Diretto Superiore, ho eseguito con successo circa 70 casi di protesi bilaterale simultanea dell’anca, permettendo al paziente di risolvere la patologia invalidante di entrambe le anche con 1 singola anestesia, un singolo intervento, un singolo ricovero, una singolo ciclo riabilitativo.
In conclusione, in Arsbiomedica, con questo recente approccio chirurgico alle protesi di anca, benché richieda una curva di apprendimento significativa (richiede molta esperienza e dovrebbe essere eseguita solo da mani esperte, di Ortopedici dedicati specificamente alla chirurgia protesica), offre risultati eccellenti in termini di riduzione delle complicazioni e miglioramento dei tempi di ripresa. I progressi nella tecnologia protesica, l’uso di materiali sempre più longevi e biocompatibili, abbinati a tecniche sempre meno invasive, stanno trasformando l’intervento all’anca da un’operazione ad alto impatto a una procedura con minime conseguenze sul paziente.
La tendenza è verso una chirurgia sempre più “muscolo-conservativa”, che punta a ridurre il trauma ai tessuti molli e a garantire un recupero funzionale rapido e completo. L’approccio DIRETTO SUPERIORE rappresenta uno dei passi avanti più significativi in questa direzione e offre nuove prospettive per chiunque debba affrontare una sostituzione dell’anca.