Articolo del 03/05/2024
L’ipertrofia prostatica benigna è una patologia comune nell’uomo dopo i 50 anni, caratterizzata dall’aumento volumetrico della ghiandola prostatica conseguente ad un ingrandimento della sua porzione centrale adenomatosa. Agli esordi può essere asintomatica e rimanere tale a lungo, proprio in funzione di un ingrandimento graduale, ma quando l’aumento di volume o la conformazione dell’adenoma è tale da comprimere il canale uretrale, esso può provocare alterazioni della minzione, ostruzione del flusso di urina, ristagno vescicale di urina e disfunzioni vescicali tali da rendere necessario l’inizio di trattamenti farmacologici.
In caso poi di insuccesso della terapia farmacologica, sia da un punto di vista clinico o strumentale, la rimozione del tessuto prostatico adenomatoso in eccesso può rendersi necessaria per ridurre il volume della ghiandola e permettere al paziente di recuperare la sua qualità di vita. I timori per eventuali complicanze sulla vita sessuale e sull’incontinenza urinaria di questo tipo di procedure, però, possono scoraggiare gli uomini dall’affrontare l’intervento.
Approfondiamo l’argomento con il Dott. Claudio Perugia, urologo in Arsbiomedica.
Iperplasia prostatica benigna: come funziona il laser?
Le tecniche chirurgiche a disposizione per il trattamento dell’ipertrofia prostatica sono diverse comprendendo approcci endoscopici per ghiandole di dimensioni più contenute ed approcci chirurgici a cielo aperto o laparoscopici per ghiandole voluminose (>80 g).
Il trattamento chirurgico per l’iperplasia prostatica benigna con laser ad olmio con tecnica Holep, prevede, sotto la guida di una telecamera endoscopica, l’anatomica enucleazione mediante l’utilizzo del laser del solo adenoma prostatico. Holep infatti e l’acronimo di Holmium Laser enucleation prostate, vale a dire enucleazione endoscopica della prostata con laser ad Olmio. Con questa tecnica infatti la fibra laser “scolla” il tessuto adenomatoso senza andare a toccare altre strutture adiacenti, e successivamente uno speciale strumento, chiamato “morcellatore”, riduce e aspira l’adenoma prostatico precedentemente sospinto in vescica, che verrà poi utilizzato per l’esame istologico.
L’intervento si esegue, in genere, in anestesia spinale, attraverso l’iniezione di anestetici a livello della colonna lombare, o in anestesia generale, sulla base della valutazione delle condizioni generali e delle comorbidità del paziente da parte dell’anestesista in fase pre-operatoria.
Quali sono i vantaggi della Tecnica laser holep, per la prostata?
- rimozione del catetere vescicale dopo sole 24-48 ore dall’intervento;
- una diminuzione ingente di perdite ematiche (con ridotto rischio di sanguinamento e trasfusioni di sangue post-operatorie);
- soprattutto la possibilità di intervenire su prostate molto voluminose per le quali, in mancanza del laser, l’unica possibilità sarebbe il tradizionale intervento chirurgico a cielo aperto (caratterizzato da un maggior grado di invasività e più lunghi tempi di ospedalizzazione e cateterizzazione).
La tecnica Holep, infine, rende sempre possibile fare l’esame istologico del materiale rimosso (con la possibilità di identificare tempestivamente l’eventuale presenza di tumori prostatici), cosa che invece non avviene in caso di semplice vaporizzazione laser del tessuto prostatico. La persona sente un miglioramento quasi immediato nella minzione, mentre bruciori, sintomi urinari irritativi e tracce di sangue nelle urine tendono a sparire nelle settimane successive.
Catetere vescicale: è sempre necessario?
Nella chirurgia di rimozione del tessuto prostatico in eccesso, è sempre necessario il posizionamento del catetere vescicale al termine della procedura chirurgica, raccordato ad un sistema di lavaggio continuo della vescica con lo scopo di prevenire eventuali sanguinamenti e la formazione di coaguli endovescicali. In prima giornata post-operatoria il lavaggio vescicale viene interrotto al fine di consentire una precoce mobilizzazione del paziente con rimozione del catetere vescicale in genere a 24-48 ore dall’intervento.
Vita sessuale e incontinenza urinaria, sono a rischio?
Come per tutti gli interventi chirurgici per il trattamento della patologia benigna della prostata, anche con la tecnica Holep possono verificarsi alcune rare complicanze tra cui la ritenzione urinaria acuta (6%) con necessità di un temporaneo posizionamento del catetere vescicale, e l’incontinenza urinaria di vario grado e natura (1.5-2.2%). Tuttavia, con il laser ad olmio, la vita sessuale non viene compromessa: la potenza sessuale e la sensibilità orgasmica non vengono alterate mentre può assistersi ad un’assente (aspermia) o ridotta emissione di sperma conseguente al passaggio in vescica del liquido seminale durante l’atto eiaculatorio (eiaculazione retrograda).
Per quanto la ripresa post-operatoria possa essere rapida è sempre consigliata un’astensione da attività fisica e sessuale di almeno 4 settimane dall’intervento al fine di evitare rischi di sanguinamento. Una volta a casa, al paziente sarà quindi richiesto di valutare la normale minzione, comunicando eventuali alterazioni al medico di riferimento.