cura per il diabete

Articolo del 14/11/2024

In occasione della Giornata Mondiale del Diabete, è fondamentale riflettere su una patologia che, pur essendo molto diffusa, può essere gestita con successo, se affrontata nel modo giusto. Il diabete non è soltanto una questione di numeri o statistiche, ma una sfida complessa che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo e che richiede consapevolezza, informazione e il giusto supporto. Grazie a un approccio multidisciplinare, del team multidisciplinare degli specialisti della clinica Arsbiomedica, il diabete può essere trattato con un percorso personalizzato e integrato, che segue le migliori linee guida internazionali.

 

Approfondiamo l’argomento con il Professor Alfonso Bellia, professore associato di endocrinologia presso l’Università di Roma Tor Vergata, e diabetologo della clinica Arsbiomedica

  1. Qual è lo Screening migliore per le persone che non hanno mai ricevuto una diagnosi diabetologica?

Per lo screening del diabete in realtà non servono tante cose. È sufficiente un prelievo di sangue una volta l’anno per monitorare, per controllare magari per la prima volta, una serie di parametri che però sono estremamente importanti e significativi, soprattutto nelle persone che hanno un rischio maggiore di sviluppare il diabete stesso, come quelli che hanno altre persone nel proprio gruppo familiare.

In genere in un prelievo a digiuno al mattino, questo discorso è fondamentale, il dosaggio della glicemia, poi un altro parametro molto importante è il parametro dell’emoglobina glicosilata, che ci dà una sorta di media, in realtà dal punto di vista tecnico non è proprio questo, però  diciamo che ci fornisce una media del glucosio nel sangue negli ultimi tre mesi. Questi due sono certamente i principali parametri da prendere in considerazione per lo screening annuale del diabete.

  1. Qual è la fascia di età in cui viene sottovalutato il diabete?

Abbiamo sempre più pazienti che sviluppano il diabete e soprattutto il diabete di tipo 2, che è quello più strettamente associato al sovrappeso, ad uno stile di vita sbagliato, in persone sempre più giovani.

Fino a qualche decade fa, era più che altro una malattia degli anziani, oggi purtroppo si scopre e si fa diagnosi anche in trentenni, soprattutto in quelle condizioni in cui c’è un sovrappeso importante, che si portano dietro da molto tempo, e che molto spesso fanno diagnosi quando già hanno una forma abbastanza conclamata.

  1. Quali sono i principali effetti collaterali di un diabete non diagnosticato in tempo?

Il problema molto spesso non sono tanto i cosiddetti effetti collaterali, perché in realtà il diabete per molti anni può essere completamente asintomatico, cioè privo di sintomi e questo fa sì che sia difficile fare una diagnosi soprattutto in persone che non sono solite fare dei controlli nel tempo. Quindi parlerei più di complicanze in primo luogo quelle cardiache, ma fondamentalmente tutti i principali organi possono essere interessati e danneggiati da una iperglicemia cronica per lungo tempo e non di rado purtroppo capita che il diabete viene scoperto proprio quando insorge per la prima volta una di queste complicanze.

Il caso tipico è quello della crisi cardiaca e proprio in quel caso, si fa diagnosi di diabete mellito. Intanto la prima regola davvero è muoversi, fare ogni tipo di attività fisica che possa servire a migliorare il proprio stile di vita.
Sembra una cosa scontata ma non è così per tantissima gente.

Se dobbiamo scegliere un’attività, sicuramente quella aerobica di base, favorisce la perdita di peso, può migliorare anche l’efficienza energetica dei muscoli e in questo modo contribuire anche a mantenere sotto controllo il glucosio nel sangue. Tuttavia anche un’attività di forza come i classici pesi che si utilizzano in palestra possono essere molto utili, ma il messaggio fondamentale è certamente fare qualcosa per incentivare il proprio grado di attività fisica.

  1. Perché un team multidisciplinare è importante per la prima fase di individuazione del diabete?

Per il diabete è fondamentale che ci sia un team multidisciplinare perché il diabete è una malattia complessa, anzi questo è un concetto estremamente moderno oggi.

Il diabete non è più soltanto il glucosio alto in circolo come si è pensato per tanti anni, in realtà il diabete è soprattutto il danno d’organo, quindi complicanze a livello del cuore, a livello della retina, a livello del rene. Molto spesso i pazienti con diabete di vecchia data hanno un rischio oncologico incrementato, quindi è facile comprendere perché un gruppo che sia formato da più medici in settori diversi possa appunto consentire la cura migliore per i pazienti con diabete soprattutto quelli che sono già andati incontro a delle complicanze croniche.
Oggi abbiamo dei farmaci che sono sicuramente innovativi sotto vari punti di vista e lo sono perché non soltanto abbassano il glucosio nel sangue, ma che in certi casi possono anche riuscire a rallentare il danno d’organo, quindi  una collaborazione continua con il cardiologo in primo luogo è sicuramente molto utile per individuare quei pazienti in cui magari è già presente un determinato tipo di complicanza cardiaca e in cui il beneficio massimo può essere dato da una classe di farmaci e non da altre.

Il team multidisciplinare che ha come obiettivo la cura del singolo paziente, ha dei vantaggi per il paziente stesso.
Il diabete è sempre stato considerato come una sorta di malattia molto grave perché il discorso di fare l’insulina, rappresenta una schiavitù, e questa infatti è la prima domanda che molti pazienti chiedono subito e allora è meglio scambiare dei punti di vista diversi credo sia molto utile proprio per cercare di responsabilizzare il più possibile il singolo paziente senza però creare una drammatizzazione troppo ampia del problema.

Affidarsi a un team di medici specializzati significa non solo monitorare e controllare la malattia, ma anche migliorare la qualità di vita dei pazienti, aiutandoli a convivere con il diabete in modo sereno e consapevole.

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