Articolo del 23/05/2024
Tiroide: un grande impatto sulla salute.
La tiroide è una ghiandola endocrina situata alla base del collo che svolge molteplici funzioni di controllo del metabolismo, regolando la funzione di quasi tutti gli organi e apparati. Disfunzioni tiroidee, come l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo, possono pertanto causare gravi problemi di salute, in particolare in pazienti che già soffrono di altre malattie.
La settimana dedicata alla tiroide è un’occasione importante per sensibilizzare il pubblico sull’importanza di questa ghiandola e sui rischi legati alle sue disfunzioni, soprattutto per chi soffre di malattie croniche, come le patologie cardiache.
Approfondiamo l’argomento con il Professor Bellia, endocrinologo in Arsbiomedica.
Quale impatto ha la tiroide sulle malattie cardiache?
La tiroide influenza direttamente l’apparato cardiovascolare.
L’ipotiroidismo non diagnosticato, oppure non adeguatamente trattato, può ad esempio peggiorare:
- i livelli di colesterolo nel sangue
- l’insufficienza cardiaca
- le aritmie cardiache (in particolare quelle che determinano bradicardia)
- il rischio di infarto o in generale di eventi cardiovascolari nel corso tempo
Al contrario, l’ipertiroidismo non controllato può causare:
- tachicardia ed extrasistoli
- fibrillazione atriale (l’ipertiroidismo è tra le cause più frequenti di fibrillazione atriale nei giovani)
- ipertensione arteriosa
- dolore toracico improvviso da ischemia cardiaca
Per questo motivo, è fondamentale che i pazienti con malattie cardiache – e in particolare coloro che assumono determinati farmaci come l’amiodarone, le statine o gli anti-coagulanti – siano regolarmente monitorati per la funzionalità tiroidea.
Quali possono essere i sintomi di una disfunzione tiroidea?
I sintomi di una disfunzione tiroidea sono estremamente eterogenei, spesso aspecifici e variabili in base all’età e al genere. Oltre alla sintomatologia descritta a livello cardiovascolare, altri sintomi comuni includono:
- stanchezza, soprattutto al mattino
- modifiche del peso (aumento o perdita)
- scarsa tolleranza al caldo o al freddo
- cambiamenti dell’umore (irritabilità, depressione, attacchi di panico)
- difficoltà di concentrazione
- alterazioni del sonno
- irregolarità mestruali nelle donne giovani
- perdita di capelli, secchezza della cute
- dolori muscolari e articolari
- disturbi intestinali
Quali sono gli esami diagnostici per valutare lo stato di salute della tiroide?
La diagnosi delle malattie tiroidee è abbastanza facile, inizialmente attraverso i seguenti esami:
- esami del sangue per misurare i livelli di ormoni tiroidei (TSH, FT4 e FT3) e altri marcatori, ad esempio relativi alla auto-immunità tiroidea;
- ecografia della tiroide, per valutare le dimensioni della ghiandola, la sua struttura e vascolarizzazione, nonché l’eventuale presenza di lesioni nodulari;
- agoaspirato/agobiopsia, a volte necessari per escludere la presenza di un tumore tiroideo.
Nel centro di eccellenza per la tiroide in Arsbiomedica, nel cuore di Roma Nord, è possibile eseguire tutte le indagini di livello successivo, che possono includere la scintigrafia della tiroide, la TC del collo e l’analisi genetica molecolare dei noduli a citologia indeterminata.
Quando è necessario intervenire chirurgicamente?
L’asportazione chirurgica della tiroide, chiamata tiroidectomia, è necessaria essenzialmente nei seguenti casi:
- la presenza di un tumore tiroideo (o comunque di una lesione fortemente sospetta per essere un tumore);
- la presenza del cosiddetto “gozzo tiroideo”, ovvero un ingrossamento della tiroide causato dalla crescita di noduli, che può comprimere altri organi vicini come la trachea o l’esofago;
- l’ipertiroidismo severo e resistente ai farmaci o altri trattamenti, per cui la tiroidectomia rimane l’unica opzione.
La prevenzione è fondamentale
La prevenzione delle malattie tiroidee si basa essenzialmente sulla possibilità di diagnosi precoce nei soggetti a rischio, ad esempio coloro che hanno familiari di primo grado con malattie tiroidee di vario tipo.
La prevenzione è particolarmente importante nei pazienti con malattie cardiovascolari concomitanti, per ridurre il rischio di complicanze e migliorare la qualità della vita. Un approccio proattivo e integrato tra diversi specialisti è essenziale per gestire efficacemente queste situazioni cliniche ad elevata complessità.